“Dolce come il cioccolato”, di Laura Esquivel, continuava a restare sulla mai scrivania, lo avevo spostato più volte in giro per la camera e mai riposto; capitava che lo sguardo si fermasse a osservarne la copertina; e il profumo del suo contenere io riuscissi ad aspirarlo, arieggiando all’istante la mia mente. Quasi che Tita fosse lì, piegata alle sue faccende, con le mani prendere, tagliare e mischiare, e la sua percezione rivolta a me, pronta ad ascoltarmi e dirmi. Tempo prima, uguale, con “Dona Flor e i suoi due mariti” di Amado Jorge. Poi, altre mani, diverse, l’hanno tenuto, è giusto quando se ne chiede necessità, e Dona Flor non è poi una che può stare molto tempo costretta all’isolamento. Lei ha bisogno di accompagnarsi, solitamente. Il contatto e lo sguardo, altro, la tengono in vita. Oh! Com’erano entrati in me quei sapori e quei profumi del Messico e di Bahia. No, non li mischiavo, né li confondevo, indistintamente li distinguevo. Immagini indelebili, impresse nella generosità fisica della sinuosità di quelle donne, che vivevano all’interno delle storie, dove il calore del sole e della cucina, accentuavano lo splendore delle forme con luccichii infiniti dai pori della pelle. E i capelli, cedevoli, lunghi e voluminosi, cascanti morbidi, a ogni movimento si dondolavano sulle spalle femminili, prese, tra pentole, fuochi nei fornelli, fumi e profumi, acqua che scorreva dalle fontane e utensili battenti tra le verdure, le carni e piani dei tavoli. E poi. A ogni gesto delle mani si legava il movimento delle braccia, del busto e dei fianchi, dei fianchi si; quanto di erotico c’è in un gesto culinario, se solo esso parte da dentro, dalla coscienza di sapere quale atto magico può esservi insito, nella preparazione di un cibo che arriva a riscaldare il sangue. La sapienza di considerare ciò che mangeremo nutrimento anche dei sensi oltre che del corpo. Stregato, da indurre l’oggetto dei nostri desideri, colui che si alimenterà del nostro fare, impastare e condire, sublime prescelto dell’atto divenuto allora intimo; che sazieremo di sapori speciali, contaminati dalla nostra stessa essenza per arrivare a congiungerci a lui, sino al profondo, al luogo più remoto del suo corpo; a toccare i confini della carne.
Una telefonata improvvisa, imprevista, e ti scopro a Bahia. Ah! Dona Flor, anche tu Tita, aiutatemi… chiedo a voi consiglio… chiedo venia, per un desiderio che m’incolpa.
Ah, Bahia! Come faccio a chiedergli di prendermi il frammento di un luogo magico. La sua presenza lì, in questo momento è un segno. Gli spiriti della terra, dell’aria e dell’acqua, mi vengono in aiuto.
“Posso chiederti un regalo?”
“Si! Certo, bellissima. Io attendo…espero que você me diga”
… “Un pugno di sabbia, uno di fertile terra e delle spezie magiche tipiche.”
Cosa ne farò, non lo so. “Cosa ne farà, non so” (si chiederà). In quel momento desideravo un contatto con lui, così lontano poi… sì, sapere che, certamente, avrebbe cercato di realizzare il mio piccolo, apparentemente, insignificante desiderio, mi rendeva felice, momentaneamente felice. Potevo immaginarlo intento a cercare, cosa-se, il luogo giusto dove prendere per me. Sapendomi come sono, precisa (avrà pensato), la particolarità del posto cui attingere è fondamentale.
Un sms: “Sabbia, terra, speriamo bene spezie, è difficile, ma per te lo farò, com certeza minha querida ”, 7:00 am, lì. Rido! Le labbra mi si schiudono leggermente e si dilatano, sento quasi le sue sulle mie. E rido, ancora. Quasi lo vedevo, preso nell’intento d’individuare per me distinte inutilità usuali per tanti, ma utilità usuali per me, lui uomo duro, realistico per tanti, ma tenero e spirituale per tanto di me. Oh! Che piacere per il mio cuore e che sollievo per la mai testa considerarmi in quel mentre nei suoi pensieri, viverlo impegnato, seppur per breve tempo nel mio tempo.
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Fantastico questo pezzo. Sembra essere l'incipit di un nuovo romanzo…tuo? E l'intimità del gesto di offrire il cibo cucinato come manifestazone di un atto d'unione sublime, che unisce anima e corpo mi è piaciuto molto. Baci
Egle…sì!…cosa ne farò, non so, vedrò. Grazie! Baci
Ciao, ti ringrazio per la visita al mio blog.
Ottima cosa occuparsi d'arte e sopravvivere MA con estrema libertà 😉
Kinnor
Dona Flor, per me è una eccellente ed esperta cuoca in cibi afrodisiaci
e, attraverso le sue cene…
Un abbraccio. Edo
Certo quell'uomo duro e realistico per altri e tanto tenero e spirituale per me…mi intriga baci
Kinnor. ..Almeno quella! ;-)))
Edo…c'è tanto da imparare da quella santa donna. Un abbraccio
Lorybell. Fantasia…tutta fantasia…baci
Vedo che hai iniziato un nuovo romanzo, complimenti, l'incipit sembra interessante!
"Nel breve tempo del mio tempo"…
un ottimo titolo.
Saluti.
Sono sempre affascinata da questi racconti…sembrano piu' veri del vero. La fantasia e l'immaginazione cavalcano l'onda dei sogni.
Bello davvero…
@RtheR
Susanna. Nuovo? Presumi ne abbia scritto altri?…incipit incipit incipit…
Kurtz. Nel caso…Terrò conto.
RtheR…lusingata! Sembrano veri? A volte ci si trovaa vivere situazioni in cui il reale corre sulle stesse vie dell'irreale.
L'amore dona sempre una visione speciale alle cose.
Se poi il sogno si tramuta in realtà allora si puo' davvero credere di essere in Paradiso….conosco questo stato d'animo.
Ancora un saluto
Le parole, i racconti e le emozioni vengono a noi da pagine che arrivano a noi in momenti quando sono specchio dei nsotri sentimenti e del nostro sentire e allora scendono nel profondo e diventano come una parte di noi che ritroviamo e amiamo e allora in ogni storia troviamo qualcosa di noi e diventano e eterne e noi anche con loro. Bisous 🙂
RtheR. ..è il fatto stesso di sentirsi capaci di amare che rende speciale il nostro immaginario. E più siamo in grado di vivere questo con coscienza, più ne ricaviamo. un saluto ancora
Annelu. Splendidamente! …condivido. In fondo, speriamo diventi immortale…l'emozione provata.
Ma che significa? Che scrivi solo gli incipit? Comunque sei brava.
Susanna. do ad ogni storia lo spazio e la tecnica che chiede… nelle mie specifiche possibilità. grazie
mischi sangue e rarefazione, in porzioni equilibrate, grammi preziosi. osi!
Donha Flor, per me, è Sonia Braga. Il romanzo di Esquivel, invece, ce l'ho ancora in una pila sotto il comdino (e nemmeno il film ho visto ancora, che è nella mia folta collezione di dvd non visti; tutti rigorosamente in lingua originale.)
Lamite…vado? oso? OSO!
Aitan. Non mi dire che non hai visto il film! Noooo!!! Obbligato, assolutamente. La versione italiana pecca di tagli, meglio l'originale e prosegui con "Gabriela, gravo e canela", sempre Sonia Braga (con Marcello Mastroianni).
🙂