Nel giardino si poteva finalmente restare seduti a scaldarsi al sole. La panchina è posta in un punto in cui quando il lieve venticello di aprile non si è ancora intiepidito del tutto, lì non riesce a girare per raffreddare la pelle. E il sole la fa da padrone, riflettendosi sul muro bianco a calce per poi ricadere a colpire il corpo quasi inerme, svampito dalla rilassatezza del tempo che regala la campagna. Sonnecchiavo. Percepivo la delicata leggerezza dell’arrivo della nuova stagione, cercando godimento in quel momento che conteneva sorsi di eterno riposo. Sono distolta dalla vibrazione del telefono. Eh, voilà! con un sussulto torno sulla terra. E. Vedo comparire il suo nome sul display. Estella (…la bella!). Guardo. Attendo. Sapevo che sarebbe ricomparsa, da qualche mese i miei impegni erano riusciti ad allontanarmi discretamente da quella morsa di confidenze. “Devo rispondere!”, mi dico. C’erano stati dei precedenti messaggi fra noi, qualche lunga telefonata, ma si sa, è più facile divincolarsi quando ci si affida all’etere, tant’è, la salutavo sempre riproponendomi nel: “… ci vediamo presto!”, senza nessuna sottaciuta convinzione, così lei, nel suo, “Sì sì…”.
Avrei preferito che non mi cercasse più. Poteva accadere che frequentando tanta gente, a un certo punto decidesse di eleggere, al nome di “Confessore Personale di Pene e Deliri”, qualcun altro al mio posto. Probabilmente sì, certamente c’erano amici che accoglievano i suoi lamenti meglio di me e del mio latente consenso senza senso. Ma come sapevo capirla io, “…nessuno!”, diceva. O, e questo, nel tempo mi ha sempre più convinta, la teneva stretta a me la curiosità di dover comprendere quale fosse il mio legame con l’uomo del tradimento. A lei non era chiaro, lui ed io, cosa ci combinava noi così diversi, io tanto lontana dal loro mondo aristocratico (secondo lei), fatto di ricchezze materiali e luccichii talentuosi; la mia semplicità nella gestione del quotidiano, e, piena d’interessi ma senza una definizione esatta di cosa fossero in sostanza. Certo non erano diletti intriganti i miei, rispetto al suo concetto d’interesse.
Eh sì, che tanto Estella non andava oltre il pensiero immediato all’incontro, dello svolgere della mia vita non le fregava un ché, e vista la scarsa vivacità sociale di cui le raccontavo, disponevo, specie se accompagnata a figure maschili, più la sua attenzione defluiva. Era sempre meglio parlare di lei. Io e altri, entrati nella sua sfera, avevamo esclusivamente la possibilità di accompagnarla e non di renderci, neanche per poco, protagonisti rispetto al momento. Aveva talento Estella nell’attirare l’attenzione e incantare gli animi schierati. E pur vivendo all’apparenza, una vita ritirata, era adulata da uomini e donne, elevata a guest star della comunità presente, quando l’ego di Estella lo riteneva opportuno. In tutto questo, rispettando i miei ritmi, invece, continuava a cercarmi. Anche rinviando. Io, a ritardare l’incontro in cui avrebbe intrapreso ancora la stessa, la sempre identica, norma di parlare dell’uomo del tradimento. Protratta la messinscena, poteva definirsi: “Spettacolo rimandato a data da destinarsi”.
Un sospiro, e chiudendo gli occhi per un istante ripetuto, mi dico: “Il telefono si spegnerà!”, invece… no. La calma, che dalla mia linfa arrivava a coprire l’epidermide e si espandeva all’aria che circondava il mio spazio, permise alla mano di prendere la chiamata e ascoltare la chiara voce sensuale di Estella, rispondendo con un felice saluto, pacato, come se avessi i piedi in ammollo nell’idromassaggio con i sali, e la pressione dell’acqua energizzasse il mio sangue, alleggerendo la tensione dal basso. “Ciao, come va?”. La replica ulteriore, con le battute imparate a memoria, e tamburellavo con le dita sul legno della panchina al ritmo dei suoi sospiri. Solo gli attimi dei suoi sorrisi, ripetuti all’inizio della conversazione, catturavano la mia concentrazione, era bello il fragore del suo riso, riconduceva il miele della pelle lentigginosa, le fragole delle labbra e il profumo di fiori del corpo. Dovevo chiudere lì, inventare un’urgenza e salutarla, ma tanta era la mia pace che uguale l’intolleranza a proseguire con quella farsa. Non potermi rivelare, per tenere ancora il gioco delle parti, il loro, il mio, conduceva all’esaurimento della mia sopportazione. Eh no! Che cazzo!!! Il mio non era mai stato un gioco, non sapevo di loro e neanche avrei voluto. Quell’intreccio di vite, ritrovarmi testimone e confidente di lei, creatura creduta illusa, regina del regno infinito, e lui, convinto amico, a volte diletto, o solo di letto. Distinti, che tanto, lui a lei, mica gli aveva mai promesso nulla. Giurava lui. E. Noi, io e lui, amici, che mi chiedeva ogni tanto, quando saremmo diventati amanti, perché tanto, nulla avrebbe mai logorato il nostro legame. Anzi! Che eravamo uniti da sempre, provenienti insieme già da altre vite, “Lo so!”. “ Tu sai chi sono, tu mi conosci”, era oramai una cantilena. E custodivo il sapere. Sì. Che cosa potevo mai replicare a Estella la bella, nelle sue disquisizioni di amante tradita. Estella la bella non ammetteva delusioni, e preferiva la sua ragione, nella conversazione ogni negazione la irritava.
La mia panchina. Ogni tanto un leggero soffio di vento fresco riusciva a girare l’angolo e a far vibrava il mio corpo al contatto, piacevolmente. Era determinato il cambiamento delle azioni, le mie. Uscivo dalla scena, con il silenzio, senza spiegazioni con lei; con il rumore ripetuto e molti chiarimenti con lui.
“Tu non conosci l’amore di un uomo!”, mi dice Estella. E l’aria si faceva fresca. “Nessuno ha mai scritto per te lettere d’amore, nessuno ha mai dipinto un quadro per te, mai nessuno che abbia ritratto il tuo corpo”. Percepivo le sue parole e rendevo grazie a me stessa della capacità di serrare l’amore ricevuto e goduto. E più la bella Estella prolungava la lista del “Io ce l’ho e tu no!” e più era chiara l’immagine materializzata davanti a me, del piatto della bilancia con dentro l’amore posseduto che si abbassava a mio favore.
Eppure, la percepivo più tranquilla delle altre volte, Estella, pensavo fosse per la lontananza; il tempo e la distanza sono ottime componenti per placare un animo inquieto. Speravo avesse riflettuto sulla sua parte di coinvolgimento, nella dinamica d’ingarbugliamento amoroso, che sesso non sempre è amore, anche se è passione. E. Parlavamo di tante cose, del suo nuovo lavoro, di alcune persone interessanti che aveva incontrato. E mi chiede di me, due parole, tornado in slalom a parlare di lei. Ci risiamo!
“Hai notizie di lui?… lo hai incontrato per caso?”. “Non so nulla. In alcune occasioni pubbliche l’ho visto, ma tra noi solo un saluto”.
E’ passato del tempo, non l’ho più sentita. Ha provato a cercarmi un paio di volte dopo quella telefonata. Ora va meglio, il tempo sa regalare morbidezze ai ricordi.
Lui continua sporadicamente a prendersi cura di lei, lo so, qualche volta la chiama, non so se è più andato da lei. Importa? Saperlo cambierebbe cosa?
Mi lega a lui la reciproca onestà affettiva, cuore al cuore. E’ certamente vero che nella nostra più totale complessità umana, può esistere al mondo un simile con cui la rivelazione del sé può avvenire senza parole, completando la nostra forma. Solo dopo questa storia ci siamo potuti amare totalmente, senza domande e senza promesse, escludendo il tempo di appartenersi; primeggiando il rispetto e la passione, quella costituita da infinite vite.
Sono troppo incostante. Devo tornare con più tempo e leggere il resto
🙂 lascio tutto a disposizione. Capita anche a me di essere incostante, accidenti come lo sono!!!
Molto, molto bello leggerti. Sei riuscita a farci sedere su una panchina, sentire il vento, entrare nei pensieri, assistere alla telefonata. Molto ben scritto. Brava, Estrella ti ispira molto.
Mi monto la testa e scrivo un romanzo! che ne dici? Lo fanno in tanti. Estella la bella racchiude un mondo di personalità ed esperienze, varrebbe la pena approfondire, è che non sono costante nella scrittura, ahimè. Buonecose
Raccoglile le storie di Estrella, rileggile, modificale, limale, dilatale, farle sedimentare. Vedrai che ne verrà una versione che ti convince.
Che fotografie!
Mello bello il tuo testo. Si insinua.
Lo rileggo, Adi. Io ho bisogno di leggere e ri_leggere.
Mi conosci ormai. 😉
Poi ti lascio tutte le mie sensazioni.
Un abbraccio
gb
Dolcissima Gelso, bello ritrovarti.
Ecco, ora aspetto con piacere le tue osservazioni…
Un abbraccio 🙂
Te le ho inviate sotto!
Un abbraccio 🙂
..un bel raccontare, lieve e intenso. Introspettivo. Mi piace
Grazie, Marta. I pensieri a voce alta o meglio, sottovoce, all’orecchio dell’amico/a. Buon finesettimana
L’irrequietudine di Estella la comprendo.
E’ quella che nasce da una ricerca fatta, forse, nei posti “sbagliati”. E’ quella fatta di eterni tentativi di costruire una risposta alla domanda diretta Chi sei tu?”.
Ma conosco anche quel ritrovarsi nella preziosità di cio’ che il cuore conserva quasi fosse segreto agli occhi degli altri, e forse lo è o forse è solo qualcosa di inesprimibile.
La rivelazione del sé senza parole e il suo accoglimento sono un dono che arriva a chi sa riflettere la sua luce…ed hai ragione riflettono la passione e il rispetto di infinite vite.
Baci
Quando è faticoso vivere, e quando lo è ancora di più quando si vuole essere veri e non con mille facce. Allora, questo richiede uno sforzo maggiore per mediare tra quello che siamo e quello che gli altri si aspettano che noi siamo. A quanti compromessi dobbiamo o dovremmo sottostare per amore o amicizia? Un po’ di Estella lo siamo tutti, con o senza la coscienza di saperlo. Per infinite vite, Baci
Quando senti il compromesso la bellezza inizia a offuscarsi e quanta fatica e che occhi devi avere per ritrovarla nel tuo cuore.
Abbracci stretti
Estella ingombrante, egocentrica, tanto da esser lei protagonista piuttosto che il personaggio in ombra che parla in prima persona. Bello scrivere, germoglissime fossette. Baci. Tanti.
Eccoti, a farmi compagnia. Bella te, che sai leggere anche le sospensioni. Baci e abbracci, di quelli stretti stretti.
Devo leggerli tutti…mi sono persa in quest’ultimo periodo 😦
Elena, uhhh, sapessi io come mi son persa. Tranquilla, stanno qua, quando vuoi. Buonecose
che Estella sia una tua creazione ? una amica che racconta una vita affascinante, costruita sprofondando nelle esperienze più diverse con la stessa facilità in cui ci si immerge nell’acqua della vasca da bagno.. invidia e fastidio sono i primi sentimenti, malinconia e rimpianto quelli che seguono eppure sempre di amica si tratta, un legame che si costruisce con dei ruoli ben definiti.
Quindi tu te ne sei co-artefice.
L’uomo è solo un sfondo, un eden che non esiste se non nella nostra mente… spero tanto di sbagliarmi.
Curioso come la vita ci proponga sfide impegnative e profonde eppure si rimanga ancorati agli stessi schemi di pensiero, cosa può davvero liberarci ?
Ti abbraccio perchè come sempre siamo vicini in tutto questo.
A te che sai, perché di storie mie e tue ne leggiamo da anni e anni, ma secondo te, una come Estella, potrebbe mai essere proprio mia amica?! naaaa, un po’ amica, ma non tanto, troppo tutto…co-artefice, uhm…del personaggio, dei personaggi. Infatti ora che l’ho messa fuori campo devo pensare a un evento per farla tornare alla carica. Nelle prime parti era più intricante.
Sì, l’uomo è solo uno sfondo, dici bene, mi hai illuminato un’idea.
La serenità di pensiero ci libera, solo quella, hai presente? Le scelte giuste e sensate si possono fare solo quando permettiamo al nostro cervello di ossigenarsi. Via le contaminazioni!!!
Ti abbraccio. Felice primavera.
Continua a scrivere, Adi!
Tu sai far vivere ciò che racconti.
Ero seduta anche io su quella panchina e…
Le frasi conclusive di questo tuo post hanno una verità faticosa.
Ora devi far rientrare Estella che è la vera protagonista che mette in secondo piano l’io narrante.
E’ bello scrivere, Adi! E’ bellissimo.
A presto, allora! 🙂
Ti abbraccio
gb
Grazie Gelso, come sempre attenta e gentile.
Proverò a seguire i tuoi consigli.. Proverò ad ascoltare ancora cos’ha da raccontarmi la bella Estella e vediamo che ne viene fuori.
Scrivi anche te…e facci leggere…noi s’aspetta!!!
Buonecose, saluti e baci
Anche io sapevo che sarebbe tornata, evviva! Mi piace Estella, tutti (tutte?) in diversa misura lo siamo o siamo state. Sarebbe bello poter restare bambini, egoisti (o egocentrici) e puri; invece o si cresce o si muore; fino a quando Estella la bella potrà permettersi di essere quello che è?
Rispetto, passione… e una strizzatina d’occhio: chi le vive in sinergia non ha necessità di rivelarle al mondo! Non è detto che lei lo capisca. Vedremo.
Magari tornerà ancora, chi lo sa! Oh, lei non cambierà fino a quando riuscirà a distinguersi dalla mischia e a non farsi contaminare da coloro che provano a possederla (o credono di possederla). La descrizione di lei nella sua forza, nel primo e secondo post è inequivocabile.
…assolutamente d’accordo con te. Ci seno individui che si riconoscono nel proprio linguaggio, in cui altri sono tenuti fuori. Lei probabilmente non capisce perché è concentrata troppo su se stessa. Vedremo..ih ih ih
Vorrei prendermi il tempo di leggere tutto, le tue parole coinvolgono e avvolgono, mi piace…
Grazie! Il tutto è qua, a disposizione senza tempo a scadere. A Estella fa piacere essere rispolverata di tanto in tanto.