Con una mano sul cuore. Perché ci sono Uomini che segnano il tempo, evolvendolo in sogno con le loro parole.

Si fecero novene
“Remedios la bella rimase a vagare per il deserto della solitudine, senza croci da sopportare, a maturare nei suoi sogni senza incubi, nei suoi bagni interminabili, nei suoi pasti senza orario, nei suoi profondi e prolungati silenzi senza ricordi, fino a un pomeriggio di marzo in cui Fernanda volle piegare in giardino le sue lenzuola di fiandra, e chiese aiuto alle donne di casa. Avevano appena cominciato, quando Amaranta si accorse che Remedios la bella era indiafanata da un pallore intenso.
“Ti senti male?” le chiese.
Remedios la bella, che teneva stretto il lenzuolo all’altro capo, fece, un sorriso di compatimento.
“Macché” disse, “non mi sono mai sentita così bene.”
Aveva appena finito di dirlo, quando Fernanda sentì che un delicato vento di luce le strappava le lenzuola dalle mani e le spiegava in tutta la loro ampiezza. Amaranta sentì un tremito misterioso nei pizzi delle sue…
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Confesso di non aver mai subito il fascino di Garcia Marquez. In fondo in fondo gli ho sempre preferito Bontempelli, che però era meno esotico. Forse siamo veramente troppo esterofili noi italiani.
Non amo generalizzare e non so cosa piace di più agli italiani. A me regalarono questo libro l’anno in cui Marquez vinse il Nobel, ero adolescente e le letture in quei giorni erano Moravia, Aleramo e qualche autore classico che ora non ricordo. Cent’anni di solitudine era altro, la possibilità di realizzazione di un sogno, incastrando fantasia e realtà, cavalcando decenni ma mantenendo il tempo presente, così scoprii la letteratura latina con il profumo delle spezie.
Per me il primo Latino è stato Scorza, con Rulli di tamburo per Rancas, seguito a ruota da Marquez e molti altri e altre. Tra le Amarante, le Remedios, e gli Arcadi, io ricordo perfettamente la cosa più stupidina, la meraviglia nell’ immaginarmi i chiodi e le viti che disperatamente cercavano di schiodarsi per raggiungere la calamita…
Solo Bontempelli?
(Questa era per Guido)
Parlo di Bontempelli, autore che mi aveva affascinato e divertito da ragazzo con i racconti di Miracoli (che a sua volta conteneva attre raccolte), perché è stato l’iniziatore di quell’atteggiamento letterario, nella descrizione della realtà narrativa, da cui hanno preso le mosse tanti scrittori latini. Poi naturalmente, tra gli italiani, potrei ricordare altri autori che hanno raccontato la magia del reale, come Buzzati, Landolfi o Calvino, che hanno contribuito a sviluppare anche in Italia quella letteratura fantastica che aveva solide radici in paesi diversi dal nostro. A Bontempelli, che è stato quasi un precursore di questa mirabile letteratura, mi ha avvicinato anche un pregevole corso di Sandro Maxia, che ho avuto il piacere di presentare a uno degli esami di storia della letteratura italiana moderna e contemporanea all’università di Cagliari. Insomma, c’è una sorta di legame sentimentale tra me e il realismo magico italiano che non si è creato con gli autori sudamericani, neanche col bravissimo e raffinatissimo Borges.
Così va meglio!
c’è poco da essere esterofili…
Marquez è Marquez.
E gli altri sono tutti gli altri.
eh, sì… ci mancherà il suo prossimo libro.
Ma diciamo grazie per ciò che ha lasciato e condiviso con noi.