lunedì 9, 10:00 a.m.
Avevo la vescica piena, provavo a trattenermi e non ci riuscivo. Mi scappava. Lui, fa per entrare in macchina. “No!”. Gli chiedo d’aspettarmi, dovevo andare in bagno, era urgente. Spostandomi mi dirigo verso il bar. Si avvicina, “Tieni le chiavi, vai su in casa … ”. Eh! Il tempo si è arrestato nell’attimo del passaggio delle chiavi tra le mani, il mio sguardo si è cristallizzato, un ferma immagine su quel portachiavi rosso, rosso e consumato. Ho pensato: rosso, come il colore associato all’amore, alla passione, al dolore, alla vitalità, all’energia, il rosso che è del sangue. Prendo quelle chiavi senza manifestare apparente indecisione e con disinvoltura infilo quella giusta nella serratura, “Non va, cosa…”. Seppure, nella ritrovata normalità di quel gesto una volta abitudinario, in quel momento avessi dimenticato il particolare gioco, proprio della serratura.
Sono dentro. Velocemente salgo le scale e vado dritta in bagno, dietro di me lascio la porta aperta (com’era sempre). Sono immersa nella penombra e nel calore che la faceva mia. Nel momento in cui il mio ventre si libera del peso che lo opprimeva, lo stato di benessere mi porta a chiudere gli occhi e ritrovo il nido, ne riconosco l’odore. Mentre faccio pipì, mi accorgo di avere le lacrime sulle guance. Solo in quel momento riconosco le tracce visibili intorno a me, i particolari dell’ambiente: quella fuga del pavimento più larga delle altre; quel quadretto con la cornice blu e disegnate le cabine del mare; la spazzola per i capelli, lasciata per tornare un giorno a riprenderla; la ciotola con gli omini abbracciati, sempre piena di fermagli e mollette; lo specchio con la lente d’ingrandimento, me la regalasti perché, dicevi, avrei potuto vedere meglio quant’ero bella; la radio, che accendevo ogni mattina. Rumori. “Sono ancora in bagno, scusa, ho lasciato la porta aperta”, “Fai con calma”. La macchia di umidità si è riformata di nuovo e ha fatto staccare l’intonaco. Esco velocemente. Lo sguardo e il percepire, rallentano rispetto al mio passo. Ripercorro le stanze, l’atmosfera mi attira, scendo le scale, l’aria del salone mi segue. Sono fuori. Lascio molte cose, ancora ferme come quella mattina di giovedì 9. Anche la luce sembra la stessa. Tornerò, adesso dovrò farlo per dare un giusto spazio e valore agli elementi della storia rimasti scoperti. Ma. Abbiamo fatto un buon lavoro. “ Ho notato che si è staccato di nuovo l’intonaco in bagno.” “Sì. Ancora. Vabbè, che noia, dovrò trovare un sistema migliore per ripararlo…”. Inizia a nevicare. Ride. “Ora siamo costretti ad abbracciarci, altrimenti non ci stiamo sotto l’ombrello.” Ridiamo. “Pazienza!!!”
cliccare solo Like mi sembra decisamente riduttivo.
E’ un racconto davvero coinvolgente, Senza sbrodolamenti e autocommiserazoni.
E piagnistei.
Asciutto (a parte la pipì…) e fortemente emozionato ed emozionante, nella ricerca della cattura degli stati d’animo, nella menzione/ricordo dei piccoli oggetti che riaffiorano agli occhi con le loro memorie appiccicate.
Bello.
Beh, la pianto, che comincia a farsi tardi e mi devo sbrigare…
Brava!
Svegliarsi al mattino con il regalo di un giudizio così lusinghiero, per un pensiero proprio, donato ad altri, beh, è un bell’iniziare.
ti sorridono i miei occhi.
e i miei a te…
E’ come se il titolo volesse scongiurare le emozioni. L’urgenza del bisogno fisico tiene a bada per un po’ l’urgenza dei ricordi. Forse in quella “liberazione” scivola via, come una scoria, anche un poco di dolore. Ha ragione Lucia Piombo quando dice che è riduttivo cliccare su “like” (un pulsante che non mi piace, così come non mi piacciono i convenevoli melensi.)
Tornerò a leggerti. E sopratutto a rileggerti…
🙂
Forse hai un buon intuito 😉 o è esperienza la tua?!
Mi onori… Oddio! dovrò arieggiare lo spazio e prendere dei fiori freschi.
(ricorderò di non usare “like”… 🙂 )
La neve ci mette sempre di buon umore. Fredda ma lieve ci porta il sorriso, custodisce il passato, preserva i semi nella terra in attesa della primavera.
e riscalda i cuori, “costretti” alla vicinanza.
(nel pomeriggio è uscito il sole)
Pezzi di vita che si interronpono dilaniati dal “dover andare” che rimangono sospesi in attesa di essere vissuti di nuovo e sistemati ….eppur se non ci fossero questi “distacchi” non riusciremmo a trovare il significato del tutto e ci perderemo nei dettagli, dettagli dai quali partire per collocare il “tutto”.
Che scritto meraviglioso, pieno di passione e vita.
un abbraccio
Distacchi composti di pazienza, in cui la fiducia deve prevalere rispetto al pensiero che porta al dolore, all’abbandono. E poi può essere pace.
Egle, tu a me, io a te.
felicità
sicura che dovrai tornarci ? a volte è cosi allettante l’idea di dire addio ai luoghi del nostro passato che il solo pensarci mi porta a visualizzare scenari incredibili e colmi d speranza.
Certo, l’effetto dura poco… ma che importa ?
🙂
tonerò in una sera d’estate a riprendere la spazzola 🙂
…non importa, infatti 🙂
http://www.youtube.com/watch?v=Qf4PfhCeCIs&feature=related
stretta
🙂
come siamo sentimentali in questi giorni…
oh si, l’estate… il solo pensarci fa stare meglio!
Onorata che tu l’abbia condiviso. Splendido: aspetto le emozioni del ri-ritorno.
Wow! troppo gentile 🙂
aspettiamo le rondini
“primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne, i capelli di grano, che paura, che voglia che ti prenda per mano, che paura che voglia che ti porti lontano”.
Aspetto con te!
hai descritto perfettamente le sensazioni che provo quando torno nella casa del mais che non è più la stessa da quando chi l’abitava se n’è andato per sempre, se ne sono andati per sempre!.
sono andati via i corpi. tu, guarda e ascolta, qualcosa di loro è rimasto, di te di allora, anche 😉
un saluto caro
Eccoti qua.
Diciamo che ti sei scelta il nick giusto: Gerrmoogliaareee… Ti sento positiva!
Aspettiamo la fioritura 🙂
Piacere incontrarti
eheheh mi ha fatto sorridere questo post 😛 Quali ricordi e riflessioni puo’ scatenare… una semplice pipi’! 😀
Belllissimo, soprattutto la descrizione del sollievo di fare pipì. Perché voi donne scrittrici non fate un’antologia tutta di racconti legati alla pipì? Sarebbe simpatico e originale.
Quando il like segnala la presenza di un amico, è sempre gradito. Poi capita spesso, davanti a un post o un racconto che apprezziamo, che non si possa ne voglia aggiungere altro. Per questo racconto posso dire, al di là del like, che emana un’aura positiva e che è una di quelle storie che aiutano a star bene, dentro
Il passaparola è sempre una garanzia. Tante volte, scrivendo, si prende spunto dalla realtà, questo è uno di quegli episodi, forse è lì la forza del coinvolgimento. “Senza trucco e senza imbroglio” arriva giusto al cuore.